15 aprile 2001 Vogliamo pensare Alta Valtellina
E SE FOSSIMO UN UNICO... COMUNE?
Se invece di sei Comuni ed una Comunità Montana l’alta Valtellina fosse un’unica istituzione? Se 89.000 ettari (quasi il 30% del territorio provinciale ed i 4% di quello lombardo) di cui circa 9.000 urbanizzati e 70.000 protetti fossero amministrati da un unico ente? Sarebbe un territorio con quasi 24.000 abitanti, poco meno di 9.000 famiglie con un incremento demografico, a fine 2000, di 81 abitanti. Sarebbe un grande Comune che, osservando i dati di previsione del 2001, potrebbe contare su quasi 100 miliardi di entrate a fronte di poco più di 6 miliardi di spese correnti.           Ci perdoneranno i sindaci, i segretari comunali e gli uffici che hanno messo a punto i bilanci di previsione 2001 per questo esercizio di contabilità spicciola che abbiamo voluto proporre. Sappiamo bene che non è possibile fare una semplice somma algebrica delle risorse, in entrata ed in uscita, ma ci piace considerare l’eventualità di lavorare assieme anche da questo punto di vista. Ed allora capiremmo che i cittadini dell’Alta Valtellina nel 2001 pagheranno tributi per 38.385 milioni di lire, che Stato e Regioni trasferiranno agli enti locali del mandamento poco più di 15 miliardi e mezzo, che gli stessi enti incasseranno come entrate extra tributarie 16.658 milioni, che i trasferimenti di capitale o altri proventi per alienazione o riscossione di crediti ammonteranno a 24 miliardi e spiccioli. Una parte di questi denari, direttamente o indirettamente, viaggia da un ente all’altro o viene utilizzata tenendo conto di accordi, programmi ed precise intese a livello comprensoriale. In altri casi, invece, ciascuno spende le risorse per conto proprio quando invece potrebbero confluire in un’azione unica, concertata. Mi viene in mente il caso della scuola con il suo “piano per il diritto allo studio”. I dati riferiti all’anno scolastico 1999/2000 dicono che in alta Valle sono state impegnate risorse per 3.300 milioni di lire: le scuole materne gestite dalle Parrocchie e il sistema dei trasporti scolastici ha assorbito la fetta maggiore. Una parte del “piano scuola” sono convinto possa essere redatto in forma associata; del resto la nostra scuola è già, istituzionalmente, andata oltre i Comuni.              Prendiamo pure con la dovuta riserva le cifre che abbiamo provato a riassumere, senza entrare nel merito di provenienza o destinazione (dovremmo ragionare di ICI e diritti speciali, di risorse vincolate o diversa organizzazione dei servizi come la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti); ma un possibile ragionamento su come sarebbe la nostra realtà oltre i limiti e i confini dei comuni non mi pare soltanto un artificio. Un desiderio, una aspirazione, invece; la stessa aspirazione a cui tendeva la “Lettera aperta” che pubblichiamo in questo numero: messaggio rivolto ai sindaci della Contea che intendeva sollecitare “una collaborazione tra i comuni”. Quella lettera, datata 15 gennaio 1968 (La Contea usciva già da un anno) è rivolta a cinque sindaci, La Contea di oggi la rivolge a sei - è logico aggiungere Sondalo - ed alla Comunità Montana che già li riunisce. Una lettera che conserva tutta la sua originalità, che pare scritta ai giorni nostri.                Mi chiedo se in trent’anni qualcosa è cambiato. Mi sento di rispondere che sì, molti sono stati i passi avanti che questo comprensorio (non chiamiamolo Contea, ma Comunità) ha fatto perseguendo e raggiungendo obiettivi comuni. Uno fra i tanti che la redazione della Contea ha deciso di portare quale esempio, e di cui ci parla Matteo Colturi, assessore ai servizi sociali della Comunità Montana, è il centro multimediale aperto in Valdisotto, frutto di un’azione concertata dell’intero comprensorio. Ma potremmo aggiungere il progetto informatizzazione ed il “centro di allenamento in quota”, l’accordo di programma collegato alle ski world finals 2000, l’Expo Alta Valtellina (per uscire dal filone istituzionale). Non si tratta di proporre un “nuovo campanilismo”; bisogna far tesoro delle diversità, delle tradizioni, delle culture e delle memorie oltre che delle prerogative economiche. Non si tratta di schierare l’alta Valle contro gli altri mandamenti; l’idea è molto più semplice: lavorare assieme! Insomma, insieme “pensare Alta Valtellina” e questo sarà lo slogan de La Contea di Bormio.
ARMANDO TRABUCCHI
[ConteaRivista] - [Anno X] - [numero01]